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I ricordi di un bambino che aveva cinque anni negli anni 1943-1944 fanno luce su un periodo storico non conosciuto dalla stragrande maggioranza dei giovani contemporanei. L'autore, attraverso la narrazione autobiografica di vicende familiari, rievoca i momenti drammatici vissuti dopo l'8 settembre 1943 ad Avezzano, in Abruzzo. L'alternarsi di momenti di vita intima, di sensazioni percepite e di sentimenti nati nel cuore e nel cervello di un bambino, con il racconto delle vicende storiche vissute da una popolazione per natura schiva, "selvatica" e poco incline ad autocelebrarsi, costituisce l'originalità del libro. Per otto lunghi mesi le terre d'Abruzzo diventeranno un enorme campo di battaglia tra l'VIII Armata britannica e la X Armata tedesca. Uno scontro in cui la popolazione civile, chiusa in una sanguinosa trappola, pagherà prezzi altissimi tra bombardamenti, razzie, distruzione metodica di paesi minati, stragi di donne e bambini, deportazioni, esecuzioni. In questa situazione drammatica le genti d'Abruzzo, pur sapendo che rischiano la vita, offrono aiuto e protezione agli ex prigionieri inglesi in fuga che bussano alle loro porte. Fu "una epopea di popolo". Nasce qui la prima formazione partigiana d'Italia, la Brigata Maiella, che imbraccia le armi per combattere i nazisti invasori.